Nel paese dei ghiaccioli

Bimbo proveniente dall’ Est Europa,  3 anni al momento dell’adozione.

Alessandro è arrivato a tre anni dalla Russia. Abbiamo deciso di non ricordargli la sua storia sin da subito per dargli il tempo di creare un legame con noi e la nuova realtà che avrebbe vissuto, di sentirsi rassicurato e acquistare serenità. Di non riportarlo “là” prima che fosse sicuro che sarebbe rimasto “quà” per sempre. 

 

La psicologa dell’ente ci disse che forse con il tempo la sua storia passata si sarebbe cancellata nella memoria ma sarebbe rimasta nel suo corpo. Questo ci ha fatto pensare che il racconto della sua storia non sarebbe stata una rivelazione ma il restituirgli, per quanto possibile, qualcosa che lui dentro di sé aveva già.

Abbiamo utilizzato anche noi agganci concreti come l’aereo, le foto, i filmati. Per le foto in particolare, siamo partiti da noi per poi andare indietro nel tempo. Con molta gradualità, accompagnando il racconto con la rassicurazione di quanto sia stato desiderato e di quanto sia amato adesso. Cercando di rispettare i suoi tempi ma anche cercando delle occasioni perché non è che venisse, almeno a noi, così spontaneo intavolare il discorso. Sicuramente uno spunto di partenza sono state le tante pance di mamme incinte che si vedevano in giro. Cosa c’era dentro quelle pance? Un bambino? Per cui anche lui veniva da lì?

Sono successe alcune delle cose che trovi scritte sui libri come la richiesta/necessità di nascere dalla mia pancia più e più volte (ma anche da quella del papà) ma la cosa che non mi aspettavo è stata il suo ricordare, un pomeriggio, con un dettaglio impressionante, la vita dell’istituto. Adesso, a distanza di quasi 4 anni, i ricordi sono sempre più offuscati e siamo più noi a tenerglieli vivi. Ma quel pomeriggio ogni parte di lui sembrava essere tornata là, nell’istituto, e questo mi ha fatto pensare che si fosse aperto un varco dentro di lui per accogliere anche nel suo cuore e nella sua mente quanto si portava dietro. 

Si fa fatica a capire quali alchimie creino dentro di lui episodi come questi, i racconti, la visione delle foto, i ricordi. Ci domandiamo se dietro una apparente serenità nell’accogliere la sua storia non ci sia invece altro. Penso però che la cosa più importante è creare spazi per parlarne ma soprattutto dove loro possano parlarne, senza timori, sentendosi ascoltati e accolti in quello che dicono.

Alessandro ogni tanto dice delle cose e quando succede sono contenta perché mi dà la sensazione che in qualche modo, non solo si stia appropriando della sua storia, ma ci stia “lavorando sù”. 

Un’ ultima cosa su noi genitori. Per me personalmente non è stato facile perché ti rendi conto che nel dargli la loro storia non solo affronti una possibile sofferenza di tuo figlio, ma anche le tue. Però come in Alessandro si è aperto quel varco, anche in me, gradualmente, quel varco si è sempre di più aperto e devo dire con grande sollievo, con momenti di condivisione emotiva così forti da renderli quasi un momento di gioia. Non mi illudo che la strada sarà sempre così liscia. Ci saranno momenti di chiusura e rifiuto forse, ma se saremo bravi da portarla avanti insieme, almeno nè noi nè Alessandro ci sentiremo soli in questo.

Per ora è semplice lei è piccola e non chiede ancora niente, ma prima o poi mi restituirà il suo riscontro a tutto questo e allora vedremo come affrontarlo."

 

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