Diamo eco all'articolo uscito oggi venerdi' 8 Luglio sul sito del CARE

Comunicato Stampa

Guardie e Ladri 

E’ uscita oggi in edicola un’inchiesta dell’Espresso, a firma di Fabrizio Gatti, che riporta la cronistoria di questi due anni passati in attesa dei bambini dalla RDC. Purtroppo fin dal titolo (“Congo. Italiani, ladri di bambini”) l’articolo getta un’ombra cupa su tutte le famiglie adottive italiane e sui loro figli.

Tanto tempo passato a spiegare, alle maestre, ai genitori della classe, ai vicini, ai colleghi, che i tuoi figli che hai adottato ieri o 10 anni fa, dalla Repubblica Democratica del Congo o dalla Colombia o dalla Federazione Russa, sono figli tuoi perché per loro non c’era nessun’altra possibilità nel loro paese, nessun familiare amorevole, nessuna speranza, sono di colpo cancellati da questa pessima copertina. Poi certo si possono fare i distinguo, che tuo figlio non viene dalla RDC ma dal Vietnam e che tu non hai adottato con Ai.Bi ma con un altro Ente, sicuramente “serio”, ma ormai la frittata è fatta. Perché di nuovo le famiglie adottive si troveranno nella condizione di doversi giustificare, di dover spiegare ancora una volta che tuo figlio non lo hai comprato, o scelto in un istituto, e che la madre “vera” anche se viva non poteva tenerlo e che a garantire tutto questo c’è una “meravigliosa” legge la 184/83 che “tutti ci invidiano” e che è un “esempio per tutti” e che se la dobbiamo cambiare è solo per qualche dettaglio perché “è perfetta così e garantisce il sistema” e che soprattutto “l’Italia è conosciuta all'estero per la serietà degli Enti che lavorano nelle adozioni internazionali". Ma soprattutto ricordiamoci sempre come un mantra che “l’Italia è il secondo paese al mondo per adozioni internazionali”. Ma quest’ultima cosa, letta alla luce dell’articolo dell’Espresso, fa un po’ paura.

Allora cosa è successo? Dov’è che il sistema non ha retto in questi terribili due anni di terrore che ha narrato il giornalista? Se il sistema, CAI e magistratura, avevano prove tanto stringenti, perché non è stato fatto quello che ci si aspetta che le istituzioni debbano fare, senza se e senza ma? Perché si è permesso che in questi anni altre famiglie, fidandosi della bontà dell’Albo degli Enti Autorizzati, abbiano conferito mandato a AI.Bi, affidandogli il proprio sogno di famiglia, se le ombre sulla sua onestà sono così evidenti che bastava un giornalista dell’Espresso a metterle in evidenza? Erano queste famiglie sacrificabili? E’ un sistema corrotto che valeva solo per la RDC? E in RDC questo sistema ha dvvero coinvolto solo Ai.Bi?Chi garantisce le famiglie e i loro figli? Dove sono le guardie, se anche la Farnesina, che il giornalista dice informata delle irregolarità, non ha preso provvedimenti efficaci?

In tanti anni di associazionismo familiare abbiamo ascoltato tante storie di famiglie e molte hanno avuto la propria zona d’ombra. Nessun Ente si senta assolto. Ogni paese si senta coinvolto.

E’ questa l’Adozione Internazionale? Ombre e sospetti? Vivere con il dubbio che i propri figli, che ora sono al mare o al centro estivo, siano stati anche loro implicati in chissà che zone d’ombra di cui magari siamo stati tenuti all’oscuro o per cui non c’è stato ancora nessun giornalista bravo a gettare luce sui lati bui delle proprie procedure?

Sappiamo che questo è solo l’inizio e come per altri “scandali”, si pensi al recente Kyrghizistan, a farne le spese, come sempre, sono solo le famiglie, vittime sacrificabili, che lottano, certo, e “non solo senza paura ma anche senza speranza” contro i ladri, ma anche chiedendo conto a quelle guardie, che non le hanno protette, che non hanno saputo creare uno spazio di certezza, di trasparenza, di garanzia.

Segreteria telefonica

Michele Capozza (cell. 3493157819) 

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